Scrivere un luogo comune è come strizzare l’occhio al lettore. Un tentativo maldestro di fare amicizia attraverso un’improvvisata empatia tecnica. Si afferma ciò che l’interlocutore si aspetta. Per essere chiari, lo stereotipo è un parere o un pensiero diffuso. E questo già dovrebbe far scattare il campanello d’allarme. Infatti, la ricorrenza o la familiarità della frase fatta ne determinano l’ovvietà, la riconoscibilità. Un tempo, le persone s’incontravano in strada, luoghi comuni, e chiacchieravano di tutto. Alcune frasi pronunciate diventavano di pubblico dominio, rimbalzando di bocca in bocca. Oggi, con l’aumento dei mezzi di comunicazione, le “parole povere” hanno invaso il globo. Un piccolo giro in internet e la frase fatta è servita. Lo stereotipo era una piastra di metallo su cui veniva impressa un’immagine o un elemento tipografico originale, in modo da permetterne la duplicazione su carta stampata. Nel tempo divenne un’espressione figurata per un qualsiasi insieme di pensieri ripetuti in maniera identica. Ecco, non cerchiamo immagini rigide, del tutto prive di energia. La mente deve aprirsi, proprio come una finestra. Fate entrare luce e aria. Ragionate, giocate con i sinonimi e i contrari, sperimentate l’effetto della creazione. Non abbandonatevi ad aggettivi scontati, parole povere, verbi inconsistenti.

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Hai ragione caro Giovanni. Oggi la lingua italiana ha perso di vigore. E tutto si riduce ,le parole non vengono più usate a dovere. Tanto che ci vuole, quando basta per ”credere” di comunicare, un impersonale e freddo” mi piace ”. Quando mi affaccio a volte su facebook lo faccio esclusivamente per salutare qualche amico o amica ma credimi, mi sembra tempo perso. La parola va studiata, va amata , va interpretata. E’ attraverso le parole ,giuste, corrette che il comunicare diventa scambio, partecipazione. Le tue considerazioni sono quelle di una persona intelligente quale realmente tu sei, e della quale mi onoro essere amica. Un abbraccio. Isabella
Grazie per le tue parole, Isabella. Grazie di cuore. Un forte abbraccio.
Dolce sera caro Giovanni. Un abbraccio. Isabella
In parole povere…mi iscrivo al tuo blog e speriamo in una buona amicizia virtuale! Ciao, Giusy
Benvenuta Giusy. Di sicuro, sarà amicizia di leali e luminose parole. Buona lettura.
Caro Giovanni
Dritto al cuore del problema e l’esempio di Checov nn poteva essere più calzante.
‘Siate come finestre aperte’ ma il punto, la questione è che si legge sempre meno e la cultura non è altro che nozionistica alla Wikipedia …
Un abbraccio affettuoso
Shera
Cara Shera, di certo non siamo un popolo di lettori. In più, abbiamo la certezza di possedere sempre le parole giuste, i termini quattro stagioni. Accantonando la pigrizia, si potrebbe cedere alla voglia di avventura, di navigare il mare della lingua (e non della rete o della tv). Un abbraccio a te.
Caro Giovanni lasciami dire ai miei tempi che poi sono 30-35 anni fa io andavo in campeggio… ancora con mio figlio ci sono andata per 10 anni non più ragazzina.
My stanziali la nostra canadese in macchina.
Le nuove generazioni sì indirizzano ai gran resorts a mete super affollate guardando soprattutto a che si possa fare casino.
Altro che società liquida povero il vecchio Bauman: a Roma si usa il termine svaporato/a intendendo qualcuno senza cervello.
Il discorso andrebbe per le lunghe.
Sheramagnificosoleprimaverile🌹🌷