Giovanni Leone
2006
Nel cupo antro del fabbro, le fiamme erano sempre vive, alimentate dal grosso mantice. Sulla grossa incudine, assestati colpi di martello trasformavano il ferro, rendendolo nobile, utile, familiare: spade e coltelli, armature e corazze, chiodi e ferrature per cavalli, chiavi e utensili vari. Il lavoro del fabbro dava inizio all’avventura quotidiana della sopravvivenza per i popolani e al noioso scorrere del tempo per i nobili.

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