Nel bene e nel male, Lucio ha messo in fila settantanove anni. Tra corse a perdifiato e inevitabili inciampi, non ansima lamentele su lividi e graffi, non glorifica il passato remoto. Alle domande sull’altro ieri, risponde con un sorriso eloquente, a volte con uno sguardo appoggiato sulla linea dell’orizzonte, lì dove s’annodano rughe e pensieri. Non è un grande oratore, non lo è stato mai. Al momento giusto, regala poche parole, sussurrate, come un segreto da custodire. Nei dialoghi essenziali e sottovoce, però, ritorna un vocabolo: vecchio. Lo pronuncia piano, con fierezza, quasi a voler festeggiare un’invisibile preziosa investitura.
Nel rispetto della sacrosanta libertà d’espressione, ammiro la sua sazia consapevolezza, la caparbietà a non arrendersi ai surrogati d’entusiasmo (anziano, terza età). Sette lettere per rivendicare rami, foglie, fiori, profumi , oltre la grinzosa corteccia. In Lucio, non avverto traccia di inutilità e conseguente attesa del gran finale, ma unicità, esempio, passione.
Unicità ed esempio che solo i vecchi possono esprimere. Sempre bello leggere le tue osservazioni gentili immaginifiche soprattutto in questo tema scivoloso che è la vecchiaia.
Un abbraccio Giovanni
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Un forte abbraccio Shera.
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💙🦋
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Quanta verità ….
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Grazie per paziente lettura.
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Leggerti è sempre un immenso piacere
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